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Balenciaga: Il genio di Cristóbal e l’eredità tra tradizione e rivoluzione

Immagine del redattore: Massimiliano ValenteMassimiliano Valente



Dalle radici basche all’olimpo della moda

 

Cristóbal Balenciaga è uno di quei nomi che evocano immediatamente un senso di eccellenza, rigore ed innovazione.

Nato nel 1895 a Getaria, nei Paesi Baschi spagnoli, la sua ascesa nel mondo della moda non è stata un fenomeno improvviso, ma il risultato di un talento straordinario unito ad una dedizione maniacale alla perfezione sartoriale. Figlio di una sarta, sin da giovane Cristóbal dimostrò un’abilità fuori dal comune nel comprendere i tessuti, le forme e le proporzioni. Questa padronanza tecnica lo distinse immediatamente dagli altri stilisti del tempo, al punto che il grande Christian Dior, uno dei maestri dell’haute couture, lo definì “il maestro di tutti noi”.

 




Dopo aver aperto la sua prima boutique a San Sebastián nel 1917 e poi espandendosi a Madrid e Barcellona, Balenciaga si trasferì definitivamente a Parigi nel 1937 a causa della Guerra Civile Spagnola. Qui, nella capitale dell’alta moda, il suo stile raggiunse l’apice dell’innovazione: abiti strutturati, silhouette innovative e un minimalismo quasi architettonico che sfidava le convenzioni del tempo.

 

Tra le sue creazioni più iconiche ricordiamo il vestito a tunica, il baby doll, l’abito sacco e la silhouette cocoon, tutte forme che ridefinirono la figura femminile con un nuovo approccio alla costruzione del capo. Vestì donne di potere e fascino come la regina Fabiola del Belgio, Grace Kelly e Jackie Kennedy, tutte affascinate dalla purezza del suo stile e dalla qualità impareggiabile dei suoi abiti.

 



L’ultimo atto di un genio e il vuoto lasciato dietro di sé

 

Nel 1968, Balenciaga chiuse improvvisamente la sua maison. L’haute couture stava cambiando, il prêt-à-porter iniziava a guadagnare terreno e

lui, perfezionista assoluto, non voleva scendere a compromessi. Dichiarò senza esitazioni: “L’alta moda è morta. Cedo il passo: alla mia età non si può cambiare mestiere”. Si ritirò a vita privata, mantenendo un’aura di mistero che lo aveva sempre circondato.

 

La sua morte, nel 1972, lasciò un marchio in una sorta di limbo. Senza testamento, senza un successore designato, senza una strategia per il futuro della maison, il nome Balenciaga sembrava destinato a perdersi nei libri di storia della moda. L’assenza di un’eredità diretta permise che il brand passasse di mano più volte, attraversando decenni di trasformazioni ed incertezze, fino alla sua definitiva rinascita negli anni ’90.

 

Dalla polvere alla rinascita: il nuovo Balenciaga

 

Dopo decenni di anonimato, nel 1986 il marchio fu acquisito dal gruppo Jacques Bogart, ma fu solo con l’arrivo di Nicolas Ghesquière nel 1997 che Balenciaga conobbe un vero e proprio risveglio. Il giovane stilista riuscì a riportare il brand in auge, con collezioni che reinterpretavano in chiave moderna la maestria sartoriale e le silhouette innovative del fondatore. Il suo lavoro attirò l’attenzione di Kering (all’epoca ancora PPR, il colosso del lusso proprietario di Gucci), che acquisì il marchio nel 2001.

 

Ma la vera rivoluzione arrivò con Demna Gvasalia, che prese le redini della maison nel 2015. Demna ha trasformato Balenciaga in uno dei brand più influenti della moda contemporanea, spingendosi oltre i confini dello stile tradizionale. La sua estetica è fortemente concettuale, provocatoria, con un approccio allo streetwear che ha ridefinito il lusso moderno.

 

Balenciaga è oggi sinonimo di sovversione, con collezioni che mescolano volumi esasperati, logomania, ironia e critica sociale. Se Cristóbal creava abiti scolpiti con precisione chirurgica, Demna destruttura, deforma, amplifica. La maison oggi è al centro dell’attenzione per le sue sfilate spettacolari, che spaziano dall’iperrealismo alle distopie futuristiche, fino a collezioni che sembrano quasi attacchi alla stessa industria del lusso.

 

Ma la domanda che ci si pone è: quanto è rimasto dell’eredità di Cristóbal Balenciaga nel Balenciaga moderno?

 

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La mostra di Milano: un omaggio alle radici di Balenciaga

 

È qui che entra in gioco la mostra Balenciaga | Shoes from Spain Tribute”, che si terrà a Palazzo Morando dal 21 febbraio al 2 marzo 2025. Ho avuto il privilegio di partecipare alla presentazione in anteprima questa sera, un evento che ha chiaramente sottolineato un aspetto fondamentale: c’è ancora un desiderio di mantenere viva la memoria del Balenciaga storico.

 

L’iniziativa, promossa dalla Federazione delle Industrie Calzaturiere Spagnole (FICE) e curata da Javier Echeverría Sola, vuole rendere omaggio all’heritage del marchio attraverso una prospettiva inedita: le scarpe. Accanto a 25 creazioni originali di Balenciaga, provenienti da musei e collezioni private, saranno esposte calzature realizzate da 25 designer spagnoli contemporanei, in un dialogo tra passato e presente.

 

Questa mostra sembra quasi una risposta a chi pensa che Balenciaga sia ormai solo un brand hype e commerciale. È un modo per ricordare che, prima delle sneaker Triple S e delle borse con il logo oversize, c’era un uomo che scolpiva la moda con ago e filo, un visionario che ha ridefinito la silhouette femminile.

 

Il doppio volto di Balenciaga: tradizione e rivoluzione

 

L’evoluzione del marchio è un perfetto esempio di come la moda sia un’industria in perenne trasformazione. Se Cristóbal cercava la purezza della forma e la perfezione del taglio, Demna ha abbracciato l’imperfezione e la decostruzione. Ma in fondo, entrambi hanno rivoluzionato il concetto di moda: uno attraverso la disciplina e l’architettura sartoriale, l’altro con l’ironia e la provocazione.

 




Questa mostra è un’opportunità rara per comprendere entrambe le anime di Balenciaga. Perché la moda non è solo quello che vediamo oggi sulle passerelle, ma è anche e soprattutto una storia di visione, innovazione e identità.

 




Chi conosce solo il Balenciaga contemporaneo, fatto di felpe oversize e stivali knife, avrà l’occasione di scoprire la maestria di un couturier che lavorava come uno scultore, disegnando forme che ancora oggi ispirano generazioni di designer.

 

Chi, invece, ha sempre venerato il maestro Cristóbal, potrà forse rivalutare la strada intrapresa dal marchio nel presente.

 

Forse, il filo conduttore che lega il passato al presente è più sottile di quanto immaginiamo.

E questa mostra potrebbe essere il ponte perfetto per riscoprirlo.

 

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