
Ci sono incontri che ti ricaricano ed incontri che ti prosciugano. Chi, come me, ha passato una vita immerso nei rapporti umani—per professione, per necessità o per inclinazione naturale—lo sa bene: non tutte le persone con cui interagiamo ci fanno bene.
Alcuni incontri ci arricchiscono, ci elevano, ci fanno crescere. Altri, invece, ci svuotano, ci confondono, ci lasciano con un senso di fatica interiore difficile da spiegare.
Non è una questione di giudizio, non si tratta di dividere il mondo in “buoni” e “cattivi”.
È piuttosto un fatto di risonanza emotiva. Più sei profondo, più sei sensibile, e più le energie degli altri ti toccano nel profondo. E quando un’interazione è dissonante con la tua natura, finisce per avere un impatto molto più grande di quanto vorresti.

L’Esperienza di chi vive tra le persone
Nel mio lavoro, ho imparato ad interagire con tutti. È un’attitudine, una disciplina affinata negli anni, un’abilità necessaria per muoversi in ambienti complessi ed affrontare ogni tipo di personalità. Ho sviluppato una sorta di “muscolatura sociale” che mi permette di navigare situazioni e contesti diversi senza esserne sopraffatto.
Ma quando si tratta di rapporti privati, profondi, scelti, la mia attitudine cambia completamente. Perché? Perché non posso permettermi di “allenare” la mia emotività come si fa con le relazioni professionali. Nel privato non si tratta solo di gestire, ma di vivere.
E vivere significa assorbire. Significa farsi permeare dalle vibrazioni degli altri, e se queste vibrazioni sono troppo lontane dalle tue, rischi di subirle. Ed è lì che ho imparato ad essere selettivo.
L’errore di pensare che la gentilezza sia un obbligo universale
Per anni ho creduto che fosse giusto essere sempre disponibile, sempre comprensivo, sempre gentile con chiunque. Pensavo fosse un valore assoluto, una qualità che tutti dovessero sviluppare senza limiti. Ma la vita mi ha insegnato che questa convinzione porta solo a un’unica destinazione: l’esaurimento emotivo.
Essere gentili con tutti, indistintamente, senza filtri, senza protezioni, non è nobiltà d’animo: è sacrificio emotivo. Non puoi permettere che chiunque entri nel tuo spazio mentale, nel tuo equilibrio interiore, senza un minimo di selezione.
Ci sono persone che non parlano la tua lingua emotiva. Non perché siano cattive, ma perché vibrano su frequenze diverse. Alcuni sono troppo superficiali, altri troppo egoriferiti, altri ancora semplicemente non vedono le cose come le vedi tu. E quando incontri persone con un’energia che ti destabilizza, devi avere il coraggio di non forzare la connessione.

Imparare a dire di No senza sensi di colpa
Non dobbiamo sentirci in colpa nel proteggere il nostro spazio interiore. Dire di no, chiudere le porte a chi ci toglie più di quanto ci dia, non è egoismo, è sopravvivenza emotiva.
Le persone più profonde spesso si portano addosso il peso di troppe interazioni. Sentono, assorbono, si fanno carico delle emozioni altrui senza nemmeno rendersene conto. Ma non possiamo essere spugne universali. Dobbiamo scegliere, con consapevolezza, chi vogliamo vicino, chi merita il nostro tempo, chi rispetta la nostra emotività.
Nel mio privato, ho imparato ad essere molto selettivo. E non perché voglia vivere in una bolla, ma perché so che non tutte le energie sono compatibili con la mia.
Questa selettività non è un atto di chiusura, ma di rispetto verso me stesso. Se non proteggo il mio equilibrio, nessuno lo farà per me. E questa è forse la più grande lezione che la vita mi abbia insegnato: essere gentili sì, ma solo con chi davvero merita la nostra gentilezza.
Ma per arrivare a questa consapevolezza serve esperienza. Non è qualcosa che s’impara leggendo od ascoltando consigli, ma che si affina vivendo, osservando, interagendo , a volte, sbagliando.
Bisogna imparare a sentire l’energia delle persone, sviluppare una sorta di sesto senso emotivo che ci permette di percepire, anche a livello sottile, con chi siamo realmente in sintonia e con chi invece rischiamo di creare solo disarmonia interiore.

E poi, ovviamente, c’è la questione della diplomazia. Perché la selettività non significa rigidità, né tantomeno arroganza. Non si tratta di chiudere le porte con durezza o di rifiutare le persone senza sensibilità. Bisogna avere la capacità di essere gentili ma risoluti, di saper stabilire confini senza necessariamente creare conflitti o tensioni inutili.
Nella vita, soprattutto quando si ha a che fare con tante persone ogni giorno, come nel mio caso, è essenziale saper dosare il giusto equilibrio tra apertura e protezione. Ci sono situazioni in cui serve empatia, e altre in cui serve distanza. Ci sono persone con cui possiamo essere completamente noi stessi ed altre con cui dobbiamo tenere una certa misura, senza per questo essere scortesi.
Alla fine, la vera forza sta proprio qui: nella capacità di restare autentici senza lasciarsi travolgere, proteggendo la propria stabilità emotiva , senza perdere la capacità di interagire con il mondo.
“ La gentilezza non deve mai essere un peso, né un dovere imposto. “
Deve essere una scelta consapevole, destinata solo a chi sa apprezzarla e restituirla con rispetto.
La pienezza energetica è spirituale non richiede sempre uno scambio. Dono perché sono pieno ho la risorsa personale e non aspetto nulla ho scelto di donare . Quando i bisogni principali sono soddisfatti e allineati con i valori la scelta diventa facile ma soprattutto naturale. Amore proprio è la risorsa fondamentale nel acquisire il proprio valore nel essere selettivi. Per lo spirito pieno non esiste la selezione tra i buoni o cattivi ma umani quindi essere Persone di valore con la gentilezza che fluisce come la qualità universale.